Molto spesso quando sentiamo la
parola autocontrollo, nella nostra mente, ci sovviene l’immagine di una persona
che, allorquando si trova in procinto di esplodere la propria rabbia attraverso
invettive e/o violenze, attua una repressione verso se stesso e si forza a
restare “calmo”.
In realtà l’autocontrollo è molto
di più: ci basti pensare a quando guidiamo la macchina. Impariamo a
“controllarla” e a “controllarne” ogni aspetto affinché ci conduca al luogo
desiderato.
Autocontrollo, quindi, significa
essere al volante della propria esistenza, tenendone salde le redini affinché
vada verso i propri desideri.
Ne consegue che l’autocontrollo è
l’antagonista del controllo esterno, del condizionamento dagli altri, del
assoggettamento passivo agli accadimenti quotidiani, del influenza sul nostro
stato emotivo da terze parti. Di fronte ad un quadro così nutrito di attività
l’autocontrollo si candida ad essere una di quelle abilità caratteristiche
della nostra intelligenza emotiva.
Essere piloti della propria vita
emotiva implica necessariamente l’assunzione della responsabilità nelle proprie
decisioni; ed ecco che autocontrollo si materializza come stretto parente della
responsabilità di scelta. Noi scegliamo, decidiamo e di conseguenza ci
responsabilizziamo e controlliamo.
L’esempio che mi viene più facile
avendolo provato sulla mia pelle è quello del fumo. Ho fumato 20 anni. Ho
smesso da quattro. Quando l’ho deciso. Nel momento del mio pieno autocontrollo
sullo stato della mia volontà di farlo. Ho assunto una responsabilità con me
stesso. Ho scelto di assumere il controllo di ciò ch’era un vizio ormai quasi
indipendente dalla mia volontà.
Nel momento in cui vediamo una
nostra a-zione o emo-zione, ovvero un nostro comportamento esterno oppure
interno condizionato, generato, istigato, indotto da un fattore non sottoposto
al nostro arbitrio allora è il momento di intervenire. Non siamo in
auto-controllo.
Come fare?
Una tecnica è quella di
procrastinare: il più semplicisticamente detto “conta fino a 10”. Nel momento
in cui rileviamo qualcosa che ci sta sfuggendo potersi fermare a ripensare la
cosa cercando nuove inquadrature potrebbe essere un ottimo espediente per
affrontarla e riportarla entro i binari voluti.
Un’altra possibilità è quella
della “soddisfazione”: ricordate quando da bambini ci dicevano, e spesso anche
con tono sentenziale, “prima il dovere… e poi il piacere!” Beh personalmente
questa affermazione è stata sempre mal digerita. Ma se dobbiamo proprio fare
qualcosa meglio fare ciò che ci soddisfa! Se il dovere diventa piacere, sarà
tutto più semplice anche da controllare ed il gioco è fatto. Ricordo sempre
l’aforisma che recita: “Fa del tuo piacere il tuo lavoro, e non lavorerai
neanche un giorno nella tua vita”. L’idea di fondo è quella di trovare qualcosa
di piacevole, che ci soddisfi e che possa gratificarci in qualsiasi “dovere”.
Insomma di modi ce ne sono
diversi e sui quali sono stati versati litri d’inchiostro.
Il migliore suggerimento che
possiamo dare è quello di affidarsi a qualcuno che possa aiutarci, non certo
con ricette pronte take-away, ma al contrario che possa accompagnarci nella
scoperta e nell’allenamento del proprio autocontrollo: siamo tutti diversi e
come fanno i sarti necessitiamo di abiti su misura. Un percorso di coaching
credo che possa essere il passo più adeguato per sviluppare, allenare e
migliorare il proprio autocontrollo.
Assumiamo consapevolmente la
guida della nostra vita e saremo in grado di generare e sviluppare successo,
gratitudine e felicità dentro ed intorno a noi.
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