Erranza come attraversare il mondo; erranza come vedersi
passare accanto il mondo.
Attraversare il mondo implica l’idea del movimento,
attraversare la realtà, muoversi nella vita: è indicatore dell’azione volta all'essenza
del vivere. L’errante è quindi in primis inteso come l’uomo libero d’agire.
Senza vincoli né catene. L’individuo completamente a proprio agio nella
pienezza della propria libertà. Colui che non si smarrisce, bensì si ritrova
nella novità della scoperta. Se ne nutre e ne attinge forza di spirito.
L’errante è pieno, centrato, ebro di libertà.
Al contrario l’erranza come vedersi passare accanto il mondo
è l’errore dell’uomo immobile. L’individuo che ripudia l’azione. Che si sente
smarrito nella vastità della propria libertà. Prova vertigine nella facoltà di
scelta. Erra, cade, fallisce nella propria possibilità di sviluppo,
apprendimento, di compimento pieno del proprio scopo.
Questa dicotomia dell’erranza Bauman, il teorico della vita
liquida, la rintraccia in due figure erranti: il turista ed il vagabondo.
Entrambi vivono l’erranza con significati diversi: chi erra spinto dalla
pulsione ardente della vita e chi dalla attesa della morte.
Il turista che vuole scoprire, si evolve e promuove i suoi
aspetti socioeconomici nella pienezza della vita e centrato sul mondo lo
attraversa consapevolmente.
Il vagabondo, alter-ego del turista, vede il mondo passargli
attorno intimorito, smarrito e rassegnato all'idea di esserne spettatore.
Entrambi erranti ma con significati e significanti diversi.
Erranza come movimento libero, erranza come errore, turista come protagonista,
vagabondo come spettatore: figure diverse ma comunque destinate inesorabilmente
a convivere nell'erranza. Pertanto si segna un legame, un vincolo, una sintesi
da non poter ripudiare.
Non vi è crescita senza errore ed ogni protagonista
necessita di uno spettatore. Sta a noi accogliere l’erranza in noi, intorno a
noi, nella vita e nel mondo.
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