venerdì 29 maggio 2020

Erranza



Erranza come attraversare il mondo; erranza come vedersi passare accanto il mondo.
Attraversare il mondo implica l’idea del movimento, attraversare la realtà, muoversi nella vita: è indicatore dell’azione volta all'essenza del vivere. L’errante è quindi in primis inteso come l’uomo libero d’agire. Senza vincoli né catene. L’individuo completamente a proprio agio nella pienezza della propria libertà. Colui che non si smarrisce, bensì si ritrova nella novità della scoperta. Se ne nutre e ne attinge forza di spirito. L’errante è pieno, centrato, ebro di libertà.
Al contrario l’erranza come vedersi passare accanto il mondo è l’errore dell’uomo immobile. L’individuo che ripudia l’azione. Che si sente smarrito nella vastità della propria libertà. Prova vertigine nella facoltà di scelta. Erra, cade, fallisce nella propria possibilità di sviluppo, apprendimento, di compimento pieno del proprio scopo.
Questa dicotomia dell’erranza Bauman, il teorico della vita liquida, la rintraccia in due figure erranti: il turista ed il vagabondo. Entrambi vivono l’erranza con significati diversi: chi erra spinto dalla pulsione ardente della vita e chi dalla attesa della morte.
Il turista che vuole scoprire, si evolve e promuove i suoi aspetti socioeconomici nella pienezza della vita e centrato sul mondo lo attraversa consapevolmente.
Il vagabondo, alter-ego del turista, vede il mondo passargli attorno intimorito, smarrito e rassegnato all'idea di esserne spettatore.
Entrambi erranti ma con significati e significanti diversi. Erranza come movimento libero, erranza come errore, turista come protagonista, vagabondo come spettatore: figure diverse ma comunque destinate inesorabilmente a convivere nell'erranza. Pertanto si segna un legame, un vincolo, una sintesi da non poter ripudiare.
Non vi è crescita senza errore ed ogni protagonista necessita di uno spettatore. Sta a noi accogliere l’erranza in noi, intorno a noi, nella vita e nel mondo.


sabato 23 maggio 2020

Autocontrollo



Molto spesso quando sentiamo la parola autocontrollo, nella nostra mente, ci sovviene l’immagine di una persona che, allorquando si trova in procinto di esplodere la propria rabbia attraverso invettive e/o violenze, attua una repressione verso se stesso e si forza a restare “calmo”.
In realtà l’autocontrollo è molto di più: ci basti pensare a quando guidiamo la macchina. Impariamo a “controllarla” e a “controllarne” ogni aspetto affinché ci conduca al luogo desiderato.
Autocontrollo, quindi, significa essere al volante della propria esistenza, tenendone salde le redini affinché vada verso i propri desideri.
Ne consegue che l’autocontrollo è l’antagonista del controllo esterno, del condizionamento dagli altri, del assoggettamento passivo agli accadimenti quotidiani, del influenza sul nostro stato emotivo da terze parti. Di fronte ad un quadro così nutrito di attività l’autocontrollo si candida ad essere una di quelle abilità caratteristiche della nostra intelligenza emotiva.
Essere piloti della propria vita emotiva implica necessariamente l’assunzione della responsabilità nelle proprie decisioni; ed ecco che autocontrollo si materializza come stretto parente della responsabilità di scelta. Noi scegliamo, decidiamo e di conseguenza ci responsabilizziamo e controlliamo.
L’esempio che mi viene più facile avendolo provato sulla mia pelle è quello del fumo. Ho fumato 20 anni. Ho smesso da quattro. Quando l’ho deciso. Nel momento del mio pieno autocontrollo sullo stato della mia volontà di farlo. Ho assunto una responsabilità con me stesso. Ho scelto di assumere il controllo di ciò ch’era un vizio ormai quasi indipendente dalla mia volontà.
Nel momento in cui vediamo una nostra a-zione o emo-zione, ovvero un nostro comportamento esterno oppure interno condizionato, generato, istigato, indotto da un fattore non sottoposto al nostro arbitrio allora è il momento di intervenire. Non siamo in auto-controllo.
Come fare?
Una tecnica è quella di procrastinare: il più semplicisticamente detto “conta fino a 10”. Nel momento in cui rileviamo qualcosa che ci sta sfuggendo potersi fermare a ripensare la cosa cercando nuove inquadrature potrebbe essere un ottimo espediente per affrontarla e riportarla entro i binari voluti.
Un’altra possibilità è quella della “soddisfazione”: ricordate quando da bambini ci dicevano, e spesso anche con tono sentenziale, “prima il dovere… e poi il piacere!” Beh personalmente questa affermazione è stata sempre mal digerita. Ma se dobbiamo proprio fare qualcosa meglio fare ciò che ci soddisfa! Se il dovere diventa piacere, sarà tutto più semplice anche da controllare ed il gioco è fatto. Ricordo sempre l’aforisma che recita: “Fa del tuo piacere il tuo lavoro, e non lavorerai neanche un giorno nella tua vita”. L’idea di fondo è quella di trovare qualcosa di piacevole, che ci soddisfi e che possa gratificarci in qualsiasi “dovere”.
Insomma di modi ce ne sono diversi e sui quali sono stati versati litri d’inchiostro.
Il migliore suggerimento che possiamo dare è quello di affidarsi a qualcuno che possa aiutarci, non certo con ricette pronte take-away, ma al contrario che possa accompagnarci nella scoperta e nell’allenamento del proprio autocontrollo: siamo tutti diversi e come fanno i sarti necessitiamo di abiti su misura. Un percorso di coaching credo che possa essere il passo più adeguato per sviluppare, allenare e migliorare il proprio autocontrollo.
Assumiamo consapevolmente la guida della nostra vita e saremo in grado di generare e sviluppare successo, gratitudine e felicità dentro ed intorno a noi.


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Negoziare con Successo: La relazione di valore

martedì 19 maggio 2020

Deficienza emotiva


Molti dei coach che seguo, in questo periodo di grandi frustrazioni dovute al lockdown e conseguenze varie, hanno riportato in auge i dogmi sull'intelligenza emotiva di Goleman. Nel 1995 lo psicologo americano studiò le persone che avevano maggior successo e determinò che non si trattava di persone con un Quoziente Intellettivo oltre la media, in senso tradizionale.
Al contrario riconobbe altre qualità nel "successo", ovvero la capacità di leggere la realtà oltre la superficie. Intelligenza nel senso più etimologico del termine: intus + legere che possiamo semplicisticamente tradurre come leggere all'interno. Quindi si tratta di riconoscere le proprie e altrui situazioni interne, le dinamiche che sottendono agli atteggiamenti individuali e collettivi. 
In effetti il periodo si presta molto, e forse necessita per davvero, di sviluppare la capacità di gestire le proprie emozioni, motivarsi, adattarsi al cambiamento in maniera positiva, oltre che sviluppare relazioni di successo.
Anzi, e qui arrivo al dunque, il momento storico ha palesato quanta deficienza emotiva abbiamo coltivato negli ultimi decenni. I nostri nonni avevano, probabilmente in maniera inconsapevole, un grado di Intelligenza Emotiva molto maggiore delle generazioni attuali. Le emozioni reali contro quelle dei reality. Le relazioni provate ma durevoli contro gli amori a progetto. La capacità di credere e battersi per dei valori (senza distinzione e pregiudizio verso alcuno per carità) contro l'apatia degli sdraiati. E questi sono solo alcune degli esempi che potremmo evidenziare come cartina al tornasole di una intelligenza emotiva largamente atrofizzata, o peggio in taluni casi, completamente assente.
E' comprovata e a prova di smentita l'esistenza di persone brillantemente istruite sulla tecnica e sulla scienza, ma invero completamente deficienti emotivamente: nella sua accezione latina da de-ficere nel senso stretto di mancanza. Per certo tutti ne avremo incontrati diversi. 
Ne vien da sé che, oggigiorno particolarmente, i celeberrimi postulati del successo teorizzati e studiati da Goleman, dovrebbero essere non solo divulgati ampiamente, ma dovrebbero trovare uno spazio adeguato nelle attività formative, nelle scuole ed in tutte quelle istituzioni che hanno a cuore le nuove generazioni: consapevolezza delle proprie emozioni, capacità di gestirle, motivazione, empatia e socializzazione. 
Siamo davvero tutti adeguatamente preparati?

domenica 17 maggio 2020

Per ogni fine c'è un nuovo inizio!


"È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. 

Per ogni fine c’è un nuovo inizio."

Il piccolo principe -  Antoine de Saint-Exupery

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martedì 12 maggio 2020

Negoziare con successo: la relazione di valore



James Bond, interpretato da Daniel Craig in Casino Royale, ad un certo punto dice:
 “A poker non giochi con le carte che hai in mano, ma con la persona che hai di fronte”.

Nell'esperienza negoziale si è potuto appurare quanto il valore risieda nelle parti in causa. L’inequivocabile capacità è quella di apportare e generare prosperità nel processo di negoziazione.


L’accento quindi viene volontariamente posto sul valore reciproco, senza il quale non avrebbe motivo d’esistenza la negoziazione stessa in maniera deontologicamente etica e responsabile.

Contrattiamo tutti i giorni per qualsiasi cosa, ma sarà di successo solo quella negoziazione che porterà valore a tutti gli attori coinvolti.
Il più grande valore che possiamo rilevare in ogni relazione o rapporto sociale ed economico è quello umano. Non di meno nella negoziazione il più grande significato lo danno le parti che trattano e come lo fanno.  

La bellezza della partita è data dalla qualità dei giocatori. Ed il valore dello spettacolo è garantito, indipendentemente da quanto segna il tabellino, dalle azioni di valore.



Scrivete pure le vostre riflessioni nei commenti.

Vi aspetto!!!

giovedì 7 maggio 2020

Calore



Uno dei fattori maggiormente incisivi sul valore dei nostri rapporti è il calore. Il calore è uno dei componenti essenziali di ogni comportamento che sottende al perseguimento di uno scopo positivo. Calore è sintomo di positività, al contrario di freddezza che lascia intendere un clima diametralmente opposto e negativo. Negatività è l’anti-valore per antonomasia. Purtroppo il calore non viene naturale per tutti, non si riesce sempre ad emanarlo spontaneamente o facilmente; ciò è dovuto a molteplici ragioni: educazione, infanzia, contesto o semplicemente carattere. La buona notizia è che possiamo sperimentare ed allenarci al calore che possiamo creare ed emanare.

Come vi siete sentiti quando avete percepito che la persona di fronte a voi vi considerava realmente importanti ed il vostro benessere gli stava davvero a cuore?
Lo sguardo benevolo per eccellenza è quello di un genitore: sin da piccoli bastava che ci guardasse la mamma per sentirsi pervasi di calore. L’infante che piange straziato ritrova la pace nella benevolenza di un familiare con il suo piacevole senso di calore.

La benevolenza è un metodo molto efficace per emanare ed indurre calore. Centrare il proprio asse sul vero bene dell’altro significa stabilire un contatto molto forte, vi si leggerà in faccia e verrete percepiti come calorosi facendo aumentare di molto i vostri punti. In ogni ambito e per ogni scopo.

Fate sentire che l’altro è importante e che volete il suo bene. Farlo in tutti i rapporti, quotidianamente, significa permearli di cordialità, premura, compassione e gentilezza d’animo. Ogni qual volta ho inserito benevolenza nei miei rapporti, questo si è innalzato ed ho potuto riscontrare dall'altra parte un illuminazione ed un piacere maggiore. Questo ha un fondamento scientifico: la benevolenza favorisce ed innalza il rilascio nel nostro organismo di ossitocina e serotonina, ovvero le sostanze del benessere.

Inoltre diminuisce, con la benevolenza, l’assoluta necessità di raggiungere un determinato scopo a tutti i costi. Se l’obiettivo è generare calore, cala la tensione per il risultato. Una volta cessata la pressione e l’incertezza, il tutto diventerà più fluido, con la naturale conseguenza non solo di raggiungere prima e meglio ciò ch'era prefissato, ma anche con maggiore sana sicurezza.

Non siate freddi ma benevoli, coltivate la vostra felicità innaffiandola di vero e sincero calore.


9 Trucchi di Sopravvivenza Mentale

lunedì 4 maggio 2020

Coraggio


Quello che fa la differenza tra le persone che sembrano sempre riuscire in tutto e quelle che invece restano paralizzate nel pensiero di fallire non è tanto quanto abbiano paura ma piuttosto quanto conoscano questa paura, e come decidono di risponderle. Il modo migliore per capire cos'è la paura è sapere in primis che cosa non è! Paura non è mancanza di coraggio. E’ così facile pensare che le persone che sembrano vivere senza problemi, quelle che ammiriamo per i continui successi, siano dei prescelti senza paura, possiamo sederci comodi  a pensare "vorrei tanto essere così" e rassegnarci all'idea che il destino non ci ha dotati di questo dono. Ma nel momento in cui riconosce che queste persone non sono affatto esenti da paure, che capisci come anche tu puoi scegliere. Quando apprendi che la paura non è  mancanza di coraggio, allora cos’è? La paura è una tua amica. 

La stragrande maggioranza delle paure che abbiamo nascono da un meccanismo protettivo che si azione quando siamo di fronte ad una sfida per ridurre ogni possibile rischio di fallire o di cadere. La paura cerca di mantenerti al sicuro ma lo fa spostando la tua attenzione sugli aspetti negativi del cambiamento e invitandoti quindi a non correre rischi.  Ma quando questo meccanismo protettivo ti impedisce di intraprendere le azioni necessarie per vivere la vita che vorresti e per realizzare i tuoi progetti, è il momento di imparare come agire nonostante la paura. Questa è l’unica strada per avvicinarti i tuoi sogni, non ci sono scorciatoie.

Ha certamente delle cause, ma anche soprattutto uno scopo. Indagare le cause è qualcosa di certamente terapeutico e necessita di tempo e professionisti adeguati. Pensare invece allo scopo puoi cominciare da subito ed è qualcosa che può illuminarti all'istante. La domanda è: dove vuole portarti questa paura? Cosa vuol fare di te la tua paura della riuscita? Se cominci ad indagare e a rispondere gli scopi, di colpo, forse con qualche dolore, ma  potresti essere fuori e accorgerti che quel successo tu puoi averlo, che puoi riuscire. E oggi non puoi permetterti di essere bloccato dalla paura.

Uno dei meccanismi che possiamo innescare noi scientemente per cercare di sabotare la paura che ci attanaglia è quello di non ragionare sul quadro generale, sull'obiettivo finale che ci spaventa in maniera totale, ma dividerlo per micro obiettivi più facilmente “digeribili”. 
Se, ad esempio, aspettiamo che qualcuno venga ad offrirci il posto da dirigente tanto ambito e non arriva evidentemente qualche paura blocca il tuo movimento verso di esso; proponiti di raggiungere uno alla volta quel requisito, quelle competenze, quel titolo per raggiungere il traguardo, che magari è  così ambizioso da farti sentire spaesato e disorientato oggi nel suo pensiero totale. Un passo alla volta ti porterà dove vuoi andare. 

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domenica 3 maggio 2020

Nessuno può - Bukowski


Nessuno può salvarti se non
tu stesso.
Sarai continuamente messo
in situazioni praticamente
impossibili.
Ti metteranno continuamente alla prova
con sotterfugi, inganni e
sforzi
per farti capitolare, arrendere e/o morire silenziosamente
dentro.

Nessuno può salvarti se non
tu stesso
e sarà abbastanza facile fallire
davvero facilissimo
ma non farlo, non farlo, non farlo.
Guardali e basta.
Ascoltali.
Vuoi diventare così?
Un essere senza volto, senza cervello, senza cuore?
Vuoi provare
la morte prima della morte?

Nessuno può salvarti se non
tu stesso
e vale la pena di salvarti.
È una guerra non facile da vincere
ma se c’è qualcosa che vale la pena vincere
è questa.

Pensaci su
pensa al fatto di salvare il tuo io.

Il tuo io spirituale.
il tuo io viscerale.
il tuo io magico che canta e
il tuo io bellissimo.
Salvalo.
Non unirti ai morti-di-spirito.

Mantieni il tuo io
con umorismo e benevolenza
e alla fine
se necessario
scommetti sulla tua vita mentre combatti,
fottitene dei pronostici, fottitene
del prezzo.

Solo tu puoi salvare il tuo
io.

Fallo! Fallo!

Allora saprai esattamente di cosa
sto parlando.

Charles Bukowski

Progetto AgilMind



AgilTime

“Non ti auguro un dono qualsiasi, ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo i...