La moda del momento è quella del
vantarsi nel riuscire a fare mille cose contemporaneamente. Ed ammetto di
averlo fatto qualche volta anch'io. Tutti conosciamo comunque qualcuno che
gestisce tre progetti contemporaneamente, parla al cellulare mentre guida,
esterna al alta voce le miriadi di compiti che riesce a fare al giorno.
Praticamente il giocoliere che aumenta il numero
di palline da far girare in aria, e più ne ha più cerca l’applauso per non
averle fatte cadere. Pensiamo che sia possibile ma purtroppo non lo è.
Uno studioso di nome Harold
Pashler nei primi anni novanta ha dato un nome a questo fenomeno e lo ha
chiamato “interferenza da doppio compito”. L’esperimento che ha condotto era
molto semplice: dava un compito ad un gruppo di persone molto semplice come
premere un bottone ad un determinato suono, aggiungendo un ulteriore semplice
compito il tempo di impiegato raddoppiava. Pashler alla fine dei suoi studi è
arrivato all'assunto che le persone pensano una cosa alla volta. E nel momento
che dovete passare da un compito all'altro vi è una perdita di energia e di
tempo, e ciò è dovuto al cambiamento da un contesto ad un altro. Occorre un
certo sforzo per “interrompere” un processo, accedere alla memoria e
recuperarne un altro, per poi svolgere quel lavoro.
Il nostro cervello lavora in serie
e non in parallelo. Quindi deve fisiologicamente terminare un processo per
procedere con quello successivo. Pensate, lavorando al pc, quanto tempo
impiegate a chiudere un file per riaprirne e un altro, saranno certamente
frazioni di secondo o secondi in base al tipo di file che sommati alla fine è
tempo “sprecato” se lo facciamo in continuazione.
Progetto AgilMind
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