sabato 19 dicembre 2020

"Questo vaso è pieno?..."

Un giorno, un anziano professore universitario esperto in gestione del tempo, tenne una originale lezione….

Prima di iniziare la lezione l’anziano professore guardò gli studenti ad uno ad uno, lentamente, e poi disse: "Adesso faremo un esperimento"

 

Da sotto alla cattedra il professore tirò fuori un grande recipiente di vetro, e lo posò davanti a lui; poi tirò fuori una dozzina di sassi grandi come palline da golf, e ad uno ad uno li mise dentro il vaso.

Quando questo fu riempito fino al bordo e fu impossibile aggiungere anche un solo sasso, alzò lentamente gli occhi verso i suoi allievi e domandò: "Questo vaso è pieno?"
Se metteste nel barattolo per prima la sabbia, continuò, non resterebbe spazio per i sassolini e per i sassi più grandi. Lo stesso accade per la vita. Se usate tutto il vostro tempo e la vostra energia per le piccole cose, non vi potrete mai dedicare alle cose che per voi sono veramente importanti.

Gli studenti risposero senza esitazione di "Si’"

 

Il professore attese qualche secondo e aggiunse: "Davvero?"

 

Allora si chinò di nuovo e tirò fuori da sotto al tavolo un secondo contenitore, questa volta pieno di ghiaia. Con attenzione versò questa ghiaia sui grossi sassi e poi scosse leggermente il vaso. I pezzettini di ghiaia si infiltrarono tra i sassi … fino al fondo del recipiente.

 

L’anziano professore alzò nuovamente lo sguardo verso il suo uditorio e domandò: "Questo vaso è pieno?"

 

Anche se un po’ stupiti tutti gli allievi risposero "Sì è pieno!"

 

"Bene" rispose l’anziano professore.

 

Si piegò di nuovo e questa volta tirò fuori da sotto al tavolo un secchio di sabbia. Con delicatezza versò la sabbia nel vaso. La sabbia andò a riempire gli spazi tra i grossi ciottoli e la ghiaia.

 

Ancora una volta domandò: "Questo vaso è pieno?"

 

Stavolta con ancora più convinzione gli allievi risposero "Ora sì! Ora è proprio pieno!"


Il professore tirò fuori da sotto la cattedra due lattine di birra, le aprì e le rovesciò interamente dentro il barattolo, riempiendo tutto lo spazio fra i granelli di sabbia.

 

Gli studenti risero!

 

"Ora", disse il professore quando la risata finì, "vorrei che voi consideraste questo barattolo la vostra vita.

 

I sassi più grandi sono le cose importanti; la vostra famiglia, i vostri figli, la vostra salute, i vostri amici e le cose che preferite; cose che se rimanessero dopo che tutto il resto fosse perduto riempirebbero comunque la vostra esistenza.

 

I sassolini sono le altre cose che contano, come il vostro lavoro, la vostra casa, l’automobile. La sabbia è tutto il resto, le piccole cose.

 

Curatevi delle cose che sono fondamentali per la vostra felicità. Giocate con i vostri figli, tenete sotto controllo la vostra salute. Portate il vostro partner a cena fuori. Fatevi un altro giro sugli sci! C’è sempre tempo per sistemare la casa e per buttare l’immondizia. Dedicatevi prima di tutto ai sassi grandi, le cose che contano sul serio. Definite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia"

 

Una studentessa alzò la mano e chiese che cosa rappresentassero le due lattine di birra.

 

Il professore sorrise. "Sono contento che tu l’abbia chiesto. Serve solo a dimostrare che, per quanto possa sembrare piena la tua vita, c’è sempre spazio per un paio di birre con un amico".


E tu come pensi di riempire il bellissimo barattolo della tua vita?


9 tricks di sopravvivenza mentale

martedì 8 dicembre 2020

Meraviglia

 


Riusciamo ancora a meravigliarci di qualcosa? Riusciamo ancora a stupirci? 

Crescendo la capacità di meravigliarsi piano piano si affievolisce. Per alcuni addirittura scompare. Il nuovo, talvolta, finisce per impaurirci piuttosto che stupirci.

Invece potersi ancora far sorprendere da un paesaggio, da un opera d'arte, da un piacevole evento inatteso è importantissimo. I nostri migliori ricordi di quando eravamo bambini sono proprio di ciò che ci ha meravigliato. Perchè? 

La risposta è che quando qualcosa ci lascia a bocca aperta ci provoca un emozione, e sono proprio le emozioni le più grandi motivazioni dell'animo umano. Lo stupore della scoperta porta ad esplorare. La meraviglia del risultato porta a sperimentare. Questo avviene sia nel mondo tangibile che nell'intimità della nostra mente. 

L'attitudine allo stupore può essere allenata, se lo si vuole, fermandosi ogni tanto. Pulire il circondario dal grigiore della routine, della quotidianità, dell'ordinario. Ascoltare il silenzio. Riconoscere i colori. Annusare il profumo del nostro respiro. Gustare il proprio momento. 

E meravigliarsi di quanto straordinaria sia la nostra vita. 

9 Tricks di sopravvivenza mentale

domenica 13 settembre 2020

Stupide possono esserlo le risposte, mai le domande!


 Non esistono domande stupide! Stupide possono esserlo solo le risposte.

Troppe volte perdiamo occasioni e ci ritroviamo a rinunciare a delle opportunità per non aver fatto una semplice richiesta. Timidezza, timore, insicurezza sono i sentimenti che ci prevaricano e ci portano ad abbassare lo sguardo ed indietreggiare. Invece magari aver posto un piccolo quesito avrebbe potuto svoltarci la giornata o addirittura la vita. E se la risposta è no? O comunque è quello che non volevamo sentirci dire? Bene. Solo dopo aver chiesto potremo saperlo e regolarci di conseguenza. Certo, per alcune domande ci vuole molto coraggio: soprattutto quelle che facciamo a noi stessi! Ma se saremo sinceri, onesti e veri la risposta sarà quella giusta e mai stupida. 

Un ottimo venditore è colui che sa fare le giuste domande al cliente per una proposta adeguata. Un medico impara a chiedere i sintomi al paziente per approntare la giusta cura. Conoscere se stessi e gli altri avviene tramite continue domande e spesso la loro qualità determina la bontà della relazione. In sintesi “chiedi e ti sarà dato” è l’insegnamento evangelico che possiamo laicamente prendere in prestito come un suggerimento: non fermarti ad attendere risposte senza aver fatto le “giuste” domane. 


9 Tricks di sopravvivenza mentale

mercoledì 5 agosto 2020

Accoglienza


Esistono parole che frequentemente utilizziamo senza averne la piena coscienza del suo significato e delle sue più alte accezioni. Una di queste è “accoglienza”.

Un sostantivo la cui etimologia si rintraccia nel latino co-ligere: cogliere; co - insieme e legere - raccogliere.

L'accoglienza è un'apertura: ciò che così viene raccolto o ricevuto viene fatto entrare - in una casa, in un gruppo, in sé stessi.

Accogliere vuol dire mettersi in gioco, e in questo esprime una sfumatura ulteriore rispetto al supremo buon costume dell'ospitalità - che appunto può essere anche solo un buon costume. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l'altro diventando un tutt'uno con lui. E anche se l'accoglienza di un vecchio amico siciliano può parere aliena rispetto all'accoglienza del conoscente giapponese, rimangono il medesimo fenomeno, diverso solo perché diverse sono le persone e le culture e il loro modo di aprirsi, il loro modo di fare entrare.

Così possiamo accettare che non esiste un'accoglienza assoluta o universale. Ma solamente la propria accoglienza.

Accoglienza nel suo significato più alto e puro non può che esprimersi ed esercitarsi sul piano emotivo. Accoglienza piena potrà concretizzarsi solo ed esclusivamente quando saremo in grado di riconoscere, interpretare e accettare tutte le emozioni nonostante la loro diversità e le loro sfumature, siano esse positive o negative, dentro e intorno a noi.

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mercoledì 1 luglio 2020

No Stress



Sarà certamente capitato di essere preparatissimi per una riunione, un esame, un evento particolarmente importante e proprio nel momento di doverlo dimostrare non riuscire ad esprimersi al meglio. O addirittura dimenticare molto di quanto preparato. Andare in panico ed in qualche modo fallire.

Per esempio, personalmente, è capitato molto spesso di leggere la domanda di un esame e nonostante fosse l’argomento studiato al meglio non ricordare quasi nulla trasformando un potenziale 30 e lode in un misero e stiracchiato 18. Eppure avevo studiato tanto ed adeguatamente. Cosa è successo? Nulla di grave: solo una particolare ansia da prestazione che ci ha sabotato nel momento decisivo… Capita a tutti: attori, cantanti, professionisti e grandi manager, studenti e professori; insomma almeno la cosa è democratica… Ma cosa fa davvero la differenza tra coloro che si preparano e centrano perfettamente l’obiettivo rispetto a quelli che si preparano in egual modo e non raggiungono lo stesso risultato? Cosa permette di segnare un rigore decisivo della finale dei mondiali oppure lo fa sbagliare?

Semplice: saper riconoscere, gestire e allenare l’ansia che proviene dallo stress al quale siamo sottoposti in quel determinato momento.

Ansia non è per forza una compagna negativa: al contrario possiamo considerarla la spia della nostra attenzione, colei che ci permette appunto di prepararci adeguatamente ad un appuntamento importante, oppure di non commettere quegli errori che potrebbero potenzialmente danneggiarci.

Ma c’è un limite oltre il quale l’ansia comincia inconsciamente a sabotarci: quando questa non permettere di affrontare con serenità l’evento, ovvero ci innervosisce sempre più fino a rendere negativa la situazione che stiamo vivendo. Veniamo sopraffatti dall'angoscia e dalla smania isterica del risultato ad ogni costo come se fosse questione di vita o di morte. Così che cominciamo a balbettare, dimentichiamo ciò ch'era chiaro nella nostra mente cinque minuti prima, sguardo basso, pive nel sacco e fine del gioco: game over.

E’ necessario lavorare sulla gestione delle nostre emozioni, e si può fare davvero molto: possiamo allenarci ed implementare la nostra intelligenza emotiva per esprimere al massimo le nostre potenzialità ed poterci godere al meglio il meraviglioso viaggio verso i nostri migliori traguardi.

No stress and good job  


mercoledì 17 giugno 2020

Manifesto AgilMind


Nella vita di ognuno di noi arrivano quei momenti dove constatiamo il movimento, il flusso, il divenire costante della realtà che ci circonda. Un contesto sociale ed emotivo mutevole e aperto a variabili sempre più spesso imprevedibili celando insidie e minacce.

Agil Mind vuole che venga messo sempre in discussione, senza alcun giudizio, tutto ciò che pare ovvio; abbandonando ogni apatia mentale votata all'accettazione inerme di conclusioni che potrebbero sembrare favorevoli ma senza alcuna validazione: le trappole mentali. Riconoscere i segni “forti”, ma soprattutto le più pericolose “spie deboli” della nostra quotidianità.

Agil Mind sperimenta ogni giorno il duplice significato del termine “errare”: errare nella ricerca costante di libertà, colui che erra non ha una meta definita ma è il suo stesso errare, nell'adattamento sempre costante e maggiore al luogo in divenire, la sua reale meta; ed allo stesso tempo la facoltà serena dell’accettazione l’errore come foriero d’insegnamento. Tutti noi abbiamo imparato a camminare cadendo. Nell'errore come processo di apprendimento risiede la libertà e la possibilità maggiore di crescita.

Cullare serenamente l’idea che domani non è nient’altro che un nuovo oggi: può riservare sorprese inattese ma anche imprevisti diversi. Agil Mind comprende in sé la concezione di tempo agile: muoversi in tempo agilmente per non perdersi, per non sprecarsi, per non sperperare l’unica risorsa veramente limitata in natura, il tempo.

Agil Mind significa abbandonare ogni nostra concezione rigida: la pianificazione della propria visione per il futuro non potrà che essere accompagnata da una capacità di ri-orientarsi e ripensarsi nel presente. Nel momento in cui cerchiamo di vedere ciò che accadrà, nell'attuale contesto in regolare aumento per complessità ed imprevedibilità, relazioniamo situazioni che sembrano connesse e ci alimentiamo di ingannevoli prove. Questo rischia di farci cadere in errore e mina la nostra capacità di fornire soluzioni o risposte al mondo che si trasforma. Ciò ch'era buono ieri non per forza è buono oggi, e quasi certamente non lo sarà domani, per lo meno in egual modo.

Pertanto Agil Mind offre la possibilità di un approccio agile per muoversi nell'attuale contesto VICA - Volatile, Incerto, Complesso, Ambiguo - prendendo spunti e cogliendo le opportunità. Una pianificazione snella e organica che tenga presente la mutevolezza e l’imprevedibilità contingente. Smettere di camminare a testa bassa, senza ne’ godere del panorama né adeguare la guida alla strada che stiamo percorrendo, perché è il miglior metodo per schiantarsi, alla prima curva, al primo imprevisto, al primo ostacolo, o peggio ancora, fermarci al primo affanno. Affrontare ogni sfida, anche la partita più difficile, afferrandone sempre ogni buona opportunità.

Agil Mind intende letteralmente insegnare a leggere la realtà, tanto quella esterna quanto quella interna, per comprenderla, viverla a pieno e dominarla nel suo più ricco valore. 


venerdì 12 giugno 2020

Tutto procede come Imprevisto



Proviamo a schedulare ogni attimo della nostra esistenza. Nell'impresa è spesso consuetudine calcolare tutte le variabili di un progetto più volte e produrre fantastici grafici e diagrammi rappresentativi di ferme previsioni. Creiamo rigide convinzioni sulle nostre esperienze aspettandoci che la realtà ciclicamente si comporti in maniera uniforme.

Ma la natura ha disposto una condizione secondo la quale, per quanto ad ogni giorno possa seguirne un altro, il primo non sarà mai uguale al secondo. Pensiamo anche solo alla luce di un giorno che non sarà la stessa e per lo stesso tempo dell’altro. Mai.
L’imponderabilità è una faccenda con la quale tutti prima o poi dobbiamo fare i conti. L’imprevisto coglie chiunque, senza preavviso. Ed il più delle volte accade quando i piani sembrano destinati a procedere proprio come li avevamo pensati, preparati, studiati, analizzati. Laddove abbiamo ridotto ogni margine d’errore, il fallo è pronto a manifestarsi. Può accadere. E’ la fallibilità del “secondo me è impossibile”.

Possiamo comunque provare ad accogliere “l’inaspettato” come un ospite di quelli non preannunciati da far accomodare ugualmente in salotto: osservarlo e comprenderne l’eventuale natura, ed all'occorrenza giovarne per qualche aspetto. L’imprevisto come novità, come processo di crescita, di apprendimento, di curiosità. Se non in qualcosa forse in noi stessi, l’occasione di provarci su un nuovo terreno, sotto una nuova luce, in una nuova dimensione.

L’alternativa è precluderci tutto e fuggire tra gli alibi e le scomode barricate delle nostre convinzioni. Ma la fuga dall'imponderabile è la fuga quindi dalla vita; chiudere gli occhi di fronte alla straordinaria bellezza delle diverse sfumature tra gli istanti.

“La vita è sempre trionfo dell’improbabile e miracolo dell’imprevisto” H. De Lubac


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domenica 7 giugno 2020

La Bolla


Può accadere che i nostri timori creino tutt'intorno a noi una sorta di bolla. Una come quelle che da bambini creavamo soffiando dentro alcuni tubetti con all'interno del detersivo per stoviglie. 
Quando ci troviamo in queste bolle la paura si attenua. Ci sentiamo quasi protetti. Ci circonda e ci culla quando si muove lenta e dolce. Nella bolla ci specchiamo. Dall'esterno arrivano immagini piacevolmente distorte ma tenui, rarefatte al punto da non preoccuparci. Nella bolla ci sentiamo fuori da ogni pericoloso agente contaminante. Nella bolla ci siamo noi con le nostre certezze. E nella curva della bolla troviamo il ritorno delle nostre convinzioni. Nella bolla è tutto per forza giusto, corretto, incontaminato.
Nella bolla però siamo soli. 
Tutte le bolle che abbiamo soffiato da bambini si sono poi inesorabilmente allontanate in balia dei venti e svanite al minimo tocco... sovente il tocco era anche il nostro.
Perché nella bolla dopo poco anche la nostra immagine riflessa si distorce e non ci rappresenta più. Nella bolla non sentiamo altre voci se non la nostra. Nella bolla poi si consuma l'ossigeno e comincia a mancarci il respiro. Possiamo anche urlare a squarcia gola ma il nostro grido non può raggiungere nessuno. Nella bolla siamo comunque in balia dei venti e possiamo sempre ruzzolare inaspettatamente. Col tempo nella bolla che sentivamo proteggerci comincia l'angoscia. 
La bolla al tocco vivo della realtà svanisce.

lunedì 1 giugno 2020

Inganno


 “Vediamo il mondo in maniera errata e diciamo che esso ci inganna.” - Rabindranath Tagore

Molto spesso diamo alle cose un significato: il nostro. Disegniamo una immagine e la incolliamo a ciò che ci circonda. Pensiamo e ci convinciamo a tal punto da farlo diventare realtà. Il processo però poi si esaspera fino a completamente dimenticare e non considerare che tutto è frutto della nostra cognizione. Formiamo giudizi e viviamo emozioni sul contingente da noi instaurato. Poi quando malauguratamente si rivela diverso dalla nostra congettura viviamo la frustrazione dell’inganno. La delusione cocente di una realtà che non rispetta quelle prerogative che noi gli abbiamo imposto. E questo avviene in diverse forme e dimensioni. Avviene nelle aspettative che riponiamo nelle cose e nelle relazioni. Ma la domanda che dobbiamo porci è: la mia visione è corretta? Ho dato alla cosa il suo significato oppure le ho dato il mio? Posso davvero sentirmi offeso da qualcosa o qualcuno che io pensavo essere diversa/o? Possiamo consapevolmente dare una responsabilità a quel “pesce che non sa arrampicarsi sugli alberi”?

Ogni giorno viviamo stati psicofisici condizionati dalle nostre congetture. Accettare l’inganno significa accettare la vita, accettazione consapevole dell’imponderabile evento quotidiano. Un esercizio utile a  diminuire responsabilmente le angosce è l’apertura: allenarsi ad abbandonare la soggettività e cambiare le prospettive in visioni agili. Levare le ancore del preconcetto irremovibile, del punto fermo, della verità assoluta. L’apertura riconosce la mutevolezza della realtà, delle relazioni, del flusso vitale.
Apertura alla conoscenza, alla curiosità della “menzogna” come strumento di formazione e crescita, apertura come disinnesco dell’inganno, apertura senza giudizio ma bensì come rivelazione.

Inganno è dare un senso alle cose, verità è scoprirne il loro senso.


venerdì 29 maggio 2020

Erranza



Erranza come attraversare il mondo; erranza come vedersi passare accanto il mondo.
Attraversare il mondo implica l’idea del movimento, attraversare la realtà, muoversi nella vita: è indicatore dell’azione volta all'essenza del vivere. L’errante è quindi in primis inteso come l’uomo libero d’agire. Senza vincoli né catene. L’individuo completamente a proprio agio nella pienezza della propria libertà. Colui che non si smarrisce, bensì si ritrova nella novità della scoperta. Se ne nutre e ne attinge forza di spirito. L’errante è pieno, centrato, ebro di libertà.
Al contrario l’erranza come vedersi passare accanto il mondo è l’errore dell’uomo immobile. L’individuo che ripudia l’azione. Che si sente smarrito nella vastità della propria libertà. Prova vertigine nella facoltà di scelta. Erra, cade, fallisce nella propria possibilità di sviluppo, apprendimento, di compimento pieno del proprio scopo.
Questa dicotomia dell’erranza Bauman, il teorico della vita liquida, la rintraccia in due figure erranti: il turista ed il vagabondo. Entrambi vivono l’erranza con significati diversi: chi erra spinto dalla pulsione ardente della vita e chi dalla attesa della morte.
Il turista che vuole scoprire, si evolve e promuove i suoi aspetti socioeconomici nella pienezza della vita e centrato sul mondo lo attraversa consapevolmente.
Il vagabondo, alter-ego del turista, vede il mondo passargli attorno intimorito, smarrito e rassegnato all'idea di esserne spettatore.
Entrambi erranti ma con significati e significanti diversi. Erranza come movimento libero, erranza come errore, turista come protagonista, vagabondo come spettatore: figure diverse ma comunque destinate inesorabilmente a convivere nell'erranza. Pertanto si segna un legame, un vincolo, una sintesi da non poter ripudiare.
Non vi è crescita senza errore ed ogni protagonista necessita di uno spettatore. Sta a noi accogliere l’erranza in noi, intorno a noi, nella vita e nel mondo.


sabato 23 maggio 2020

Autocontrollo



Molto spesso quando sentiamo la parola autocontrollo, nella nostra mente, ci sovviene l’immagine di una persona che, allorquando si trova in procinto di esplodere la propria rabbia attraverso invettive e/o violenze, attua una repressione verso se stesso e si forza a restare “calmo”.
In realtà l’autocontrollo è molto di più: ci basti pensare a quando guidiamo la macchina. Impariamo a “controllarla” e a “controllarne” ogni aspetto affinché ci conduca al luogo desiderato.
Autocontrollo, quindi, significa essere al volante della propria esistenza, tenendone salde le redini affinché vada verso i propri desideri.
Ne consegue che l’autocontrollo è l’antagonista del controllo esterno, del condizionamento dagli altri, del assoggettamento passivo agli accadimenti quotidiani, del influenza sul nostro stato emotivo da terze parti. Di fronte ad un quadro così nutrito di attività l’autocontrollo si candida ad essere una di quelle abilità caratteristiche della nostra intelligenza emotiva.
Essere piloti della propria vita emotiva implica necessariamente l’assunzione della responsabilità nelle proprie decisioni; ed ecco che autocontrollo si materializza come stretto parente della responsabilità di scelta. Noi scegliamo, decidiamo e di conseguenza ci responsabilizziamo e controlliamo.
L’esempio che mi viene più facile avendolo provato sulla mia pelle è quello del fumo. Ho fumato 20 anni. Ho smesso da quattro. Quando l’ho deciso. Nel momento del mio pieno autocontrollo sullo stato della mia volontà di farlo. Ho assunto una responsabilità con me stesso. Ho scelto di assumere il controllo di ciò ch’era un vizio ormai quasi indipendente dalla mia volontà.
Nel momento in cui vediamo una nostra a-zione o emo-zione, ovvero un nostro comportamento esterno oppure interno condizionato, generato, istigato, indotto da un fattore non sottoposto al nostro arbitrio allora è il momento di intervenire. Non siamo in auto-controllo.
Come fare?
Una tecnica è quella di procrastinare: il più semplicisticamente detto “conta fino a 10”. Nel momento in cui rileviamo qualcosa che ci sta sfuggendo potersi fermare a ripensare la cosa cercando nuove inquadrature potrebbe essere un ottimo espediente per affrontarla e riportarla entro i binari voluti.
Un’altra possibilità è quella della “soddisfazione”: ricordate quando da bambini ci dicevano, e spesso anche con tono sentenziale, “prima il dovere… e poi il piacere!” Beh personalmente questa affermazione è stata sempre mal digerita. Ma se dobbiamo proprio fare qualcosa meglio fare ciò che ci soddisfa! Se il dovere diventa piacere, sarà tutto più semplice anche da controllare ed il gioco è fatto. Ricordo sempre l’aforisma che recita: “Fa del tuo piacere il tuo lavoro, e non lavorerai neanche un giorno nella tua vita”. L’idea di fondo è quella di trovare qualcosa di piacevole, che ci soddisfi e che possa gratificarci in qualsiasi “dovere”.
Insomma di modi ce ne sono diversi e sui quali sono stati versati litri d’inchiostro.
Il migliore suggerimento che possiamo dare è quello di affidarsi a qualcuno che possa aiutarci, non certo con ricette pronte take-away, ma al contrario che possa accompagnarci nella scoperta e nell’allenamento del proprio autocontrollo: siamo tutti diversi e come fanno i sarti necessitiamo di abiti su misura. Un percorso di coaching credo che possa essere il passo più adeguato per sviluppare, allenare e migliorare il proprio autocontrollo.
Assumiamo consapevolmente la guida della nostra vita e saremo in grado di generare e sviluppare successo, gratitudine e felicità dentro ed intorno a noi.


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Negoziare con Successo: La relazione di valore

martedì 19 maggio 2020

Deficienza emotiva


Molti dei coach che seguo, in questo periodo di grandi frustrazioni dovute al lockdown e conseguenze varie, hanno riportato in auge i dogmi sull'intelligenza emotiva di Goleman. Nel 1995 lo psicologo americano studiò le persone che avevano maggior successo e determinò che non si trattava di persone con un Quoziente Intellettivo oltre la media, in senso tradizionale.
Al contrario riconobbe altre qualità nel "successo", ovvero la capacità di leggere la realtà oltre la superficie. Intelligenza nel senso più etimologico del termine: intus + legere che possiamo semplicisticamente tradurre come leggere all'interno. Quindi si tratta di riconoscere le proprie e altrui situazioni interne, le dinamiche che sottendono agli atteggiamenti individuali e collettivi. 
In effetti il periodo si presta molto, e forse necessita per davvero, di sviluppare la capacità di gestire le proprie emozioni, motivarsi, adattarsi al cambiamento in maniera positiva, oltre che sviluppare relazioni di successo.
Anzi, e qui arrivo al dunque, il momento storico ha palesato quanta deficienza emotiva abbiamo coltivato negli ultimi decenni. I nostri nonni avevano, probabilmente in maniera inconsapevole, un grado di Intelligenza Emotiva molto maggiore delle generazioni attuali. Le emozioni reali contro quelle dei reality. Le relazioni provate ma durevoli contro gli amori a progetto. La capacità di credere e battersi per dei valori (senza distinzione e pregiudizio verso alcuno per carità) contro l'apatia degli sdraiati. E questi sono solo alcune degli esempi che potremmo evidenziare come cartina al tornasole di una intelligenza emotiva largamente atrofizzata, o peggio in taluni casi, completamente assente.
E' comprovata e a prova di smentita l'esistenza di persone brillantemente istruite sulla tecnica e sulla scienza, ma invero completamente deficienti emotivamente: nella sua accezione latina da de-ficere nel senso stretto di mancanza. Per certo tutti ne avremo incontrati diversi. 
Ne vien da sé che, oggigiorno particolarmente, i celeberrimi postulati del successo teorizzati e studiati da Goleman, dovrebbero essere non solo divulgati ampiamente, ma dovrebbero trovare uno spazio adeguato nelle attività formative, nelle scuole ed in tutte quelle istituzioni che hanno a cuore le nuove generazioni: consapevolezza delle proprie emozioni, capacità di gestirle, motivazione, empatia e socializzazione. 
Siamo davvero tutti adeguatamente preparati?

domenica 17 maggio 2020

Per ogni fine c'è un nuovo inizio!


"È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. 

Per ogni fine c’è un nuovo inizio."

Il piccolo principe -  Antoine de Saint-Exupery

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martedì 12 maggio 2020

Negoziare con successo: la relazione di valore



James Bond, interpretato da Daniel Craig in Casino Royale, ad un certo punto dice:
 “A poker non giochi con le carte che hai in mano, ma con la persona che hai di fronte”.

Nell'esperienza negoziale si è potuto appurare quanto il valore risieda nelle parti in causa. L’inequivocabile capacità è quella di apportare e generare prosperità nel processo di negoziazione.


L’accento quindi viene volontariamente posto sul valore reciproco, senza il quale non avrebbe motivo d’esistenza la negoziazione stessa in maniera deontologicamente etica e responsabile.

Contrattiamo tutti i giorni per qualsiasi cosa, ma sarà di successo solo quella negoziazione che porterà valore a tutti gli attori coinvolti.
Il più grande valore che possiamo rilevare in ogni relazione o rapporto sociale ed economico è quello umano. Non di meno nella negoziazione il più grande significato lo danno le parti che trattano e come lo fanno.  

La bellezza della partita è data dalla qualità dei giocatori. Ed il valore dello spettacolo è garantito, indipendentemente da quanto segna il tabellino, dalle azioni di valore.



Scrivete pure le vostre riflessioni nei commenti.

Vi aspetto!!!

giovedì 7 maggio 2020

Calore



Uno dei fattori maggiormente incisivi sul valore dei nostri rapporti è il calore. Il calore è uno dei componenti essenziali di ogni comportamento che sottende al perseguimento di uno scopo positivo. Calore è sintomo di positività, al contrario di freddezza che lascia intendere un clima diametralmente opposto e negativo. Negatività è l’anti-valore per antonomasia. Purtroppo il calore non viene naturale per tutti, non si riesce sempre ad emanarlo spontaneamente o facilmente; ciò è dovuto a molteplici ragioni: educazione, infanzia, contesto o semplicemente carattere. La buona notizia è che possiamo sperimentare ed allenarci al calore che possiamo creare ed emanare.

Come vi siete sentiti quando avete percepito che la persona di fronte a voi vi considerava realmente importanti ed il vostro benessere gli stava davvero a cuore?
Lo sguardo benevolo per eccellenza è quello di un genitore: sin da piccoli bastava che ci guardasse la mamma per sentirsi pervasi di calore. L’infante che piange straziato ritrova la pace nella benevolenza di un familiare con il suo piacevole senso di calore.

La benevolenza è un metodo molto efficace per emanare ed indurre calore. Centrare il proprio asse sul vero bene dell’altro significa stabilire un contatto molto forte, vi si leggerà in faccia e verrete percepiti come calorosi facendo aumentare di molto i vostri punti. In ogni ambito e per ogni scopo.

Fate sentire che l’altro è importante e che volete il suo bene. Farlo in tutti i rapporti, quotidianamente, significa permearli di cordialità, premura, compassione e gentilezza d’animo. Ogni qual volta ho inserito benevolenza nei miei rapporti, questo si è innalzato ed ho potuto riscontrare dall'altra parte un illuminazione ed un piacere maggiore. Questo ha un fondamento scientifico: la benevolenza favorisce ed innalza il rilascio nel nostro organismo di ossitocina e serotonina, ovvero le sostanze del benessere.

Inoltre diminuisce, con la benevolenza, l’assoluta necessità di raggiungere un determinato scopo a tutti i costi. Se l’obiettivo è generare calore, cala la tensione per il risultato. Una volta cessata la pressione e l’incertezza, il tutto diventerà più fluido, con la naturale conseguenza non solo di raggiungere prima e meglio ciò ch'era prefissato, ma anche con maggiore sana sicurezza.

Non siate freddi ma benevoli, coltivate la vostra felicità innaffiandola di vero e sincero calore.


9 Trucchi di Sopravvivenza Mentale

lunedì 4 maggio 2020

Coraggio


Quello che fa la differenza tra le persone che sembrano sempre riuscire in tutto e quelle che invece restano paralizzate nel pensiero di fallire non è tanto quanto abbiano paura ma piuttosto quanto conoscano questa paura, e come decidono di risponderle. Il modo migliore per capire cos'è la paura è sapere in primis che cosa non è! Paura non è mancanza di coraggio. E’ così facile pensare che le persone che sembrano vivere senza problemi, quelle che ammiriamo per i continui successi, siano dei prescelti senza paura, possiamo sederci comodi  a pensare "vorrei tanto essere così" e rassegnarci all'idea che il destino non ci ha dotati di questo dono. Ma nel momento in cui riconosce che queste persone non sono affatto esenti da paure, che capisci come anche tu puoi scegliere. Quando apprendi che la paura non è  mancanza di coraggio, allora cos’è? La paura è una tua amica. 

La stragrande maggioranza delle paure che abbiamo nascono da un meccanismo protettivo che si azione quando siamo di fronte ad una sfida per ridurre ogni possibile rischio di fallire o di cadere. La paura cerca di mantenerti al sicuro ma lo fa spostando la tua attenzione sugli aspetti negativi del cambiamento e invitandoti quindi a non correre rischi.  Ma quando questo meccanismo protettivo ti impedisce di intraprendere le azioni necessarie per vivere la vita che vorresti e per realizzare i tuoi progetti, è il momento di imparare come agire nonostante la paura. Questa è l’unica strada per avvicinarti i tuoi sogni, non ci sono scorciatoie.

Ha certamente delle cause, ma anche soprattutto uno scopo. Indagare le cause è qualcosa di certamente terapeutico e necessita di tempo e professionisti adeguati. Pensare invece allo scopo puoi cominciare da subito ed è qualcosa che può illuminarti all'istante. La domanda è: dove vuole portarti questa paura? Cosa vuol fare di te la tua paura della riuscita? Se cominci ad indagare e a rispondere gli scopi, di colpo, forse con qualche dolore, ma  potresti essere fuori e accorgerti che quel successo tu puoi averlo, che puoi riuscire. E oggi non puoi permetterti di essere bloccato dalla paura.

Uno dei meccanismi che possiamo innescare noi scientemente per cercare di sabotare la paura che ci attanaglia è quello di non ragionare sul quadro generale, sull'obiettivo finale che ci spaventa in maniera totale, ma dividerlo per micro obiettivi più facilmente “digeribili”. 
Se, ad esempio, aspettiamo che qualcuno venga ad offrirci il posto da dirigente tanto ambito e non arriva evidentemente qualche paura blocca il tuo movimento verso di esso; proponiti di raggiungere uno alla volta quel requisito, quelle competenze, quel titolo per raggiungere il traguardo, che magari è  così ambizioso da farti sentire spaesato e disorientato oggi nel suo pensiero totale. Un passo alla volta ti porterà dove vuoi andare. 

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domenica 3 maggio 2020

Nessuno può - Bukowski


Nessuno può salvarti se non
tu stesso.
Sarai continuamente messo
in situazioni praticamente
impossibili.
Ti metteranno continuamente alla prova
con sotterfugi, inganni e
sforzi
per farti capitolare, arrendere e/o morire silenziosamente
dentro.

Nessuno può salvarti se non
tu stesso
e sarà abbastanza facile fallire
davvero facilissimo
ma non farlo, non farlo, non farlo.
Guardali e basta.
Ascoltali.
Vuoi diventare così?
Un essere senza volto, senza cervello, senza cuore?
Vuoi provare
la morte prima della morte?

Nessuno può salvarti se non
tu stesso
e vale la pena di salvarti.
È una guerra non facile da vincere
ma se c’è qualcosa che vale la pena vincere
è questa.

Pensaci su
pensa al fatto di salvare il tuo io.

Il tuo io spirituale.
il tuo io viscerale.
il tuo io magico che canta e
il tuo io bellissimo.
Salvalo.
Non unirti ai morti-di-spirito.

Mantieni il tuo io
con umorismo e benevolenza
e alla fine
se necessario
scommetti sulla tua vita mentre combatti,
fottitene dei pronostici, fottitene
del prezzo.

Solo tu puoi salvare il tuo
io.

Fallo! Fallo!

Allora saprai esattamente di cosa
sto parlando.

Charles Bukowski

Progetto AgilMind



mercoledì 29 aprile 2020

RiUscire



Ancora il virus circola e la conta dei contagi è una delle poche liturgie che oggi si possono celebrare. Molti di noi sono in casa da mesi ormai, ed hanno riadattato la propria esistenza a questa costretta nuova condizione. Ma tra poco potremo ri-uscire. La ormai tanto discussa fase 2.  Onestamente ho pensato sin dal primo giorno di quarantena a come sarà tornare a vivere l’esterno. La domanda è riusciremo a ri-uscire? A parte il gioco di parole non ho alcuna intenzione di infilarmi nel ginepraio delle considerazioni tecniche, politiche e ahimè spesso faziose sul come, chi e quando “concedere” la libertà di circolazione. Il mio interrogativo vuole porsi sulla condizione emotiva che proveremo in quella che dovremo ri-educare come normalità.

Non possiamo tornare indietro e far finta che sia stato un brutto sogno, no. E’ la realtà e per paura di morire non possiamo permetterci di smettere di vivere.

Dobbiamo chiedercelo ora per essere pronti domani: cosa proverò quando incontrerò un conoscente o un amico, e riuscirò a riconoscerlo solo dagli occhi dietro la mascherina? Sarò in grado di accettare quello che potrebbe essere un potenziale contagioso? Come reagirò a chi si scosterà da me perché anche io possibile portatore del virus? Quanta paura serpeggerà tra le strade?

Se ognuno farà il suo, dando il proprio contributo in quello che può, possiamo tranquillamente rasserenarci. Il buon senso di ognuno di noi dovrà essere il fondamento su cui costruire la nostra ri-uscita. Assumere atteggiamenti prudenti ma senza paura: incontriamoci nella distanza. Il sorriso più sincero è quello degli occhi, e se sarà genuino varrà più di un reale abbraccio. Prendiamoci cura della nostra mente, e affrontiamo giorno per giorno gli accadimenti con obiettività. Pensiamo a ciò che possiamo controllare, a quello che possiamo fare, e lasciamo andare via ogni pensiero su ciò che non può dipendere dalle nostre scelte. Arriverà poi il momento del ragionamento sui massimi sistemi. Accogliamo in ogni giorno quello che abbiamo, e usiamolo al meglio. Pianifichiamo il presente guardando con fiducia al domani. Proteggiamo noi stessi e proteggeremo gli altri. Ri-usciamo con la consapevolezza che il destino di tutti è forgiato dalle azioni di ognuno.

Allora sì che RiUsciamo.

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venerdì 24 aprile 2020

Routine




Diversi studi sono concordi sul fatto che occorrano 66 giorni per creare una abitudine. Così ugualmente per modificarla. Lo avevo appena appreso quando decisi di voler smettere di fumare e con questa consapevolezza mi risultò più facile compiere il primo passo e portarlo a compimento. Avevo coscienza di dover resistere poco meno di dieci settimane per vincere il vizio e dimostrarmi padrone di me stesso. Avevo provato tante volte a smettere ma mai con questa consapevolezza. Quindi funziona, fidatevi.
Possiamo crearci delle routine positive per il nostro benessere e la nostra crescita sapendo che l’obiettivo è sforzarci nel breve tempo e non mollare affinché diventi un comportamento abituale e il più delle volte inconscio. Ecco nove buone abitudini che dovresti conoscere:

1.       Guardare poca TV e razionalizzare l’uso del telefono;

2.       Scrivere gli obiettivi: dal più piccolo e immediato al più grande e a lungo termine; ma scriverli e fare in modo che possano essere visti spesso;

3.       Curare e allenare il fisico: l’allenamento genera energia positiva e sempre disponibile anche alla mente;

4.       Cercare gente positiva, ottimista ed entusiasta: solitamente sono le più intelligenti da frequentare;

5.       Concentrarsi una cosa alla volta con scala di priorità: Importanti e Urgenti – Importanti ma non Urgenti – Non Importanti ma Urgenti  – Ne Importanti ne Urgenti;

6.       Cercare il flusso ed evitare le distrazioni, per osservare il tutto si finisce per non finire nulla;

7.       Rendersi fluido ed adattabili: il mondo è in continua evoluzione ed ogni giorno è diverso dall'altro;

8.       Ascoltare: il primo principio della condivisione come apprendimento è la pro-attività percettiva;

9.       Ringraziare: c’è sempre un buon motivo per esser grati; l’amico per la presenza ed il nemico per l’occasione di crescita;

Prova ad implementare anche una di queste abitudini nella tua quotidianità e sono certo che ne apprezzerai gli effetti positivi molto presto.



giovedì 23 aprile 2020

Abilità


Nella convinzione positiva che saremo presto fuori da questo particolare momento, si avvicina il momento della ripartenza. Ma vista la situazione che ci ritroveremo sarebbe più opportuno parlare di ricostruzione. Saranno da ricreare un nuovo tessuto sociale, una nuova etica economica ed una nuova filosofia politica. Nel mentre che tutto questo accadrà l'augurio è che si ritorni alla affermazione delle abilità. Una competenza senza il saper fare è fine a se stessa. Tanta gente critica per faziosità e molti 
parlano senza competenze. Però per fortuna esistono persone che sono in grado di fare competentemente. Sono quelle persone che sanno fare con quello che hanno. Per le quali un ostacolo è una sfida. Vedono in una privazione la possibilità di nuove strade. Riconoscono in una crisi le opportunità. Oppure le sanno creare. Sono gli uomini e le donne delle possibilità oltre la cima. Sono quegli individui che sanno valutare le critiche costruttive, ma non si curano delle critiche ingiuste: sono solo i celati complimenti di chi riconosce indirettamente un merito. Alle parole antepongono fatti di valore reale. Gli "abili" sono già di per se pochi. Tuteliamoli perché ne avremo estremamente bisogno.

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mercoledì 22 aprile 2020

Resterà


Dopo il confinamento forzato della pandemia intravediamo il possibile, probabilmente parziale e graduale, ritorno alla "normalità". La previsione sul "come" sarà tecnicamente la lasciamo agli esperti. Ma l'isolamento per certo ci porterà ad avere una consapevolezza di una collettività ritrovata. Le sfortune comuni innalzano il senso di solidarietà anche per lo sconosciuto. L'individualità riscopre la propria essenza in una sfera comunitaria, dove perseguire il proprio benessere è strettamente e direttamente correlato al soddisfacimento del bene comune. Inoltre, avremo certamente maggiore dimestichezza con il mondo digitale, che in qualche modo ha surrogato la nostra esigenza di relazione sociale, mitigando il disorientamento della lontananza affettiva. Non solo strumenti di smart working ma anche di social meeting. Sapendo bene che l'importante e preziosa esperienza fisica non potrà essere sostituita da un microfono ed una webcam, non si può che costatare l'aiuto che gli strumenti digitali stanno fornendo e potranno dare nel futuro. Saremo anche coscienti che il consumismo spinto fino all'inutile dove siamo arrivati non potrà essere sostenibile. Il ripensamento delle priorità sarà spinto verso l'essenziale con sano equilibrio. E questo sarà anche dovuto al fatto che, anche i più giovani, in questa situazione, indotti probabilmente pure dallo stato sanzionatorio, ci siamo per forza dovuti riscoprire più coscienziosi, responsabili e maturi. Quindi un nuovo stato delle cose con molta meno approssimazione, tornando ad avere fiducia nelle scienze e nelle competenze. Sperando che queste trovino la loro giusta declinazione oltretutto nelle più importanti istituzioni politiche e governative.
Tutto ciò mi rende fiducioso che il futuro sarà migliore.

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martedì 21 aprile 2020

Svolta


Chi prima chi dopo, ci siamo trovati tutti ad affrontare una sfida così importante sul nostro sviluppo e sul nostro successo come quella di decidere quando svoltare e quando perseverare nella strada intrapresa. La domanda di fondo che tutti ci facciamo è: stiamo facendo realmente progressi sulla nostra visione di vita al punto da pensare che questa sia realmente corretta oppure dobbiamo provvedere ad un profondo cambiamento? Questo è quel cambiamento che si chiama "svolta". Una correzione mirata e adeguata alla rotta che vogliamo seguire. Non vi è una ricetta magica oppure un modello matematico da poter utilizzare per decidere se svoltare o perseverare. Non può e non deve essere eliminato l’elemento umano: visione, intuito, giudizio, sensazioni. Tutto ciò convoglia la creatività nella sua forma più produttiva, mentre il continuare a perseverare distrugge il nostro potenziale creativo. Chi non riesce a decidere se intraprendere una nuova direzione in base ai riscontri che ha, può rimanere intrappolato in una terra di morti viventi senza né crescere e ne morire, in un limbo dove consuma se stesso e chi gli sta intorno: nessun avanzamento o peggio andare a schiantarsi brutalmente al primo ostacolo. 
La buona notizia è che noi possiamo imparare, abbiamo una creatività innata e la capacità grandissima di raccogliere i segnali anche nel rumore di sottofondo di una grigia inesorabile routine. Alla base vi è la consapevolezza, che può essere anche imperfetta, ma possiamo migliorarla con adeguate attenzioni. Così potremo allineare ogni nostro sforzo o "movimento" alla nostra visione creandoci valore e stimolando in conseguenza la nostra felicità. Una buona svolta ci può riportare sulla rotta del nostro vero successo sostenibile.

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lunedì 20 aprile 2020

Il Processo



Le cose possono capitare e accadono. Sbagliamo tutti i giorni. Nelle situazioni più disparate. Chi vi dice che non commette mai errori o mente sapendo di mentire, oppure è un idiota da allontanare immediatamente da voi! Noi molto spesso riconosciamo ciò che non va. Ma sentiamo estremo il dovere di colpevolizzare qualcuno. E di sovente la prima persona che mettiamo in discussione siamo noi stessi. Emblematica è la frequente frase: “forse non sono portato per questo o per quello...”. Quindi colpa mia per inadeguatezza. Quale sarebbe la soluzione? Facile: mollo tutto e scappo!
Immediatamente dopo la nostra sete di giustizia ci porta a condannare colui con il quale si confeziona il peccato. Nella migliore delle ipotesi il più modesto produce l’aberrante affermazione: “la colpa è nel mezzo – 50 e 50!” Così siamo tutti meno responsabili, dividiamo il peccato e saremo almeno mezzi salvi. Siamo esseri umani e commettiamo errori. Quando si trova di fronte un errore alla gente viene “normale” mettersi a cercare un responsabile anziché cercare di risolverlo. Il modo in cui si gestiscono quegli errori può avere un impatto straordinario su di noi e sulla qualità che esprimiamo verso gli altri. 
Ciò che si impara studiando Scrum nell'Agile Project Management e che può essere sperimentato facilmente è che l’esperienza diventa significativa esclusivamente per l’apprendimento; ciò che conta veramente è analizzare la situazione attuale e lavorare sul futuro. Tutto ciò ch'è stato è del tutto irrilevante. Costruiamo il contesto giusto per fare del nostro meglio e tendere a quell'eccellenza che in tutti noi. Solo così ogni errore sarà foriero di nuove opportunità! Non importa nulla la colpa ma analizza il processo, e così risolvi il problema.

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sabato 18 aprile 2020

Frenesia


Sarà per certo capitato a tutti noi di metterci a lavorare a testa bassa, senza fermarci un attimo a pensare se il cammino fosse realmente verso quell'obiettivo che volevamo raggiungere.
Con la mia compagna eravamo in viaggio in autostrada, molto concentrati sul guidare la macchina al meglio, abbiamo superato senza accorgercene, lo svincolo che ci avrebbe portato verso la nostra destinazione di vacanza. Risultato: maggiore tempo, strada, denaro, stress.
Quando premiamo l'acceleratore della nostra vita, è opportuno avere le idee molto chiare su quello che vogliamo realizzare. Rischiamo altrimenti di cadere in quel "fanatismo" che Bierce definiva ne "Il dizionario del Diavolo" come il raddoppiare i tuoi sforzi dopo aver dimenticato l'obiettivo.
Una carriera soddisfacente? Realizzare una grande opera? Una vita degna di essere vissuta? Qualunque sia il tuo obiettivo non si può prescindere dal distanziarsi da un modus operandi frenetico, di contingenze ed operatività immediata. Ma la capacita di autoanalisi, consapevolezza e riflessione per organizzare il proprio tempo al fine di massimizzare la propria produttività, pienezza di gioia e soddisfazione, dovrà essere sempre presente nel tuo metodo. Non si può demonizzare il pensiero lento della consapevolezza, perché sarà quello che potrà garantire la strada della vera felicità in ciò che si fa.

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venerdì 17 aprile 2020

Il saper non fare


In una buona organizzazione troviamo sempre tempo e modo per fissare le cose da fare. Ci sono persino diverse applicazioni che ci aiutano nelle "to do list". Siamo alla ricerca costante di efficienza ma, delle innumerevoli risorse che abbiamo a disposizione a proprio piacimento o necessità, ve n'è una di cui non ne possiamo usufruire illimitatamente ed anzi, inesorabilmente, si consuma un giorno dopo l'altro: il tempo. La sua gestione parte da un presupposto fondamentale ch'è fissare le priorità nelle cose che generano maggior valore. A tutto il resto si potrà relegare quanto ne resta inutilizzato. Per addivenire a ciò il modo più efficace è imparare il "No". Sapere cosa non fare equivale a rifiutarsi di svolgere ogni azione che comporti un investimento, oltre che di energie, di tempo. Il "No" è la parola che fa guadagnare tantissimo tempo. La prima causa della perdita del tempo sono le persone: saranno spesso impegnate, non riuscendo a gestire il proprio tempo, a chiederti aiuto per delle loro mansioni. O peggio cercheranno di delegare a te i loro compiti. Quindi dobbiamo chiederci: "questo è l'uso più produttivo per me del mio tempo?" Se la risposta è negativa, possiamo serenamente ringraziare per la richiesta e, gentilmente, rispondere che ci occuperemo della cosa se e quando sarà possibile, una volta terminate le nostre priorità. Hai già molti impegni e responsabilità a cui star dietro. La lista di lavoro che puoi svolgere materialmente è oramai satura. Attenzione!! Non parliamo solo di lavoro ma è un valore da custodire ed implementare a dovere anche la sfera umana di ogni persona: la famiglia, gli affetti, le amicizie, gli hobby e le passioni generano un valore immenso e necessitiamo di tempo per prendercene cura adeguatamente. Solo se smettiamo di fare cose che non producono valore possiamo tenere sotto controllo il nostro tempo ed impiegarlo al meglio. Rifiutati di farti aggiungere cose da fare che per te non hanno valore. Sperimenta il "No". Dillo consapevolmente e sarai padrone del tuo tempo. 

AgilTime

“Non ti auguro un dono qualsiasi, ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo i...